INTERVISTA SU LA VERITA’
«Il sub emendamento del Pd, per fortuna bocciato, alla norma sugli extraprofitti è l’ennesima marchetta del Nazareno alle banche». Letizia Giorgianni, deputata di Fdi, va all’attacco del Pd e del suo responsabile economico, senatore Antonio Misiani. Il motivo è un subemendamento presentato nottetempo da tre senatori, tra cui Misiani stesso, all’interno dell’iter di conversione del contestato decreto che tassa le banche.
Onorevole, cosa prevedeva questo subemendamento, poi abortito?
«In realtà erano due: il 26.1000/12 e il 26.1000/13, a firma Nicita, Misiani, Basso. Marchette, mascherate da un interessamento nei confronti delle famiglie. La proposta di modifica, infatti, puntava a una parziale conversione della tassa da noi disposta in un versamento volontario in un Fondo “finalizzato ad attuare interventi di contrasto al disagio abitativo”».
Beh, e cosa c’è di male?
«Che non indicava i criteri e le modalità con cui questi soldi avrebbero dovuto essere veicolati alle famiglie in difficoltà con le rate dei
mutui».
E qual era l’obiettivo reale di questa proposta?
«Permettere alle banche di eludere l’imposta e accantonare questi soldi in un fondo dal quale non sarebbe uscito un euro per le famiglie, e che piano piano le banche avrebbero riassorbito. Senza contare che l’erogazione del credito da parte degli istituti sarebbe stata libera e discrezionale e come se non bastasse, nessuno avrebbe potuto garantire che questi soldi venissero effettivamente utilizzati a supporto di un non meglio chiarito “disagio abitativo”».
Perché dice che i soldi non sarebbero andati alle famiglie?
«Si lasciava troppa discrezionalità di scelta le banche. Cosa significa “disagio abitativo”? Chi controlla? Non era prevista neppure una sanzione: si sarebbe realizzata la stessa autorete dei prestiti Covid: nonostante la garanzia di Stato, le banche si sono nascoste dietro una serie di problematiche per non dare questi soldi a chi ne necessitava. Mi lasci aggiungere una cosa».
Prego.
«Non c’era nemmeno un termine di scadenza entro il quale questi fondi dovessero essere utilizzati».
Scusi, ma anche la maggioranza si
prepara a emendare il decreto lasciando discrezionalità alle banche.
«C’è una bella differenza! Noi mettiamo le banche in condizione di scegliere se pagare la tassa disposta dal decreto o rafforzarsi patrimoniale per un importo pari a due volte e mezzo. Quindi o versano o, rafforzandosi, saranno in condizione di migliorare la qualità e i costi per la clientela del loro credito, come prevede in modo stringente il testo dell’emendamento frutto del lavoro parlamentare della maggioranza».
La vostra quindi non è una «marchetta»?
«Al contrario, è una opzione in più che ci permette di realizzare lo stesso obiettivo che giustifica la ratio del decreto: trasferire i vantaggi maturati dalle banche grazie al rialzo dei tassi in un miglior credito a sostegno di famiglie e imprese».
Onorevole, lei è stata messa in lista come riconoscimento politico per la sua battaglia in difesa dei risparmiatori di Banca Etruria.
Come è finita la vicenda giudiziaria?
«Anche grazie alla mia associazione sono stati rimborsati migliaia di risparmiatori di questa banca che il decreto “salva banche” di Renzi aveva azzerato. Abbiamo ristorato fino al 95% degli obbligazionisti e il 30% per gli azionisti.
Però molti degli imputati eccellenti, a partire da Pier Luigi Boschi, sono stati assolti
«La vicenda giudiziaria è ancora in corso, i principali imputati come presidente e direttore generale sono in Appello dopo una prima condanna. Altri amministratori sono stati assolti, ma la Procura ha impugnato. Quanto a Boschi, non era uno dei principali imputati e non mi rattrista certo la sua assoluzione. Guardo piuttosto a responsabilità di tipo politico nel suo caso».
Non pensa che l’inchiesta sia stato un inutile polverone e un linciaggio del «babbo»?
«No, l’inchiesta non è stata un polverone perché è finita con importanti condanne. E più che di linciaggi parlerei di “attenzione mediatica”, quella che, anche grazie al vostro giornale, sono riuscita ad ottenere mettendo a conoscenza di tutti il dramma di tanti che hanno visto andare in fumo i risparmi di una vita. Ed è anche grazie a questa attenzione, che politicamente ha coinvolto inevitabilmente il vicepresidente della banca e soprattutto il padre di un ministro “pesante” come Maria Elena Boschi che sono riuscita ad ottenere i risarcimenti. Quindi ben venga».
Perché parlava di responsabilità politica?
«Perché c’è stato un errore politico
molto grave alla base dell’approvazione della norma norma sul bail in: non furono valutate le tragiche conseguenze, almeno nel nostro Paese… E in questo c’entra il governo che era in carica, ed era un governo del Pd».